Disturbo da ansia sociale

La fobia sociale (o disturbo d’ ansia sociale) è un disturbo psicologico caratterizzato da un’intensa e persistente paura di affrontare le situazioni sociali in cui si è esposti alla presenza e al giudizio altrui per il timore di apparire incapace o ridicoli e di agire in modo inopportuno. Si tratta di un disturbo d’ ansia causato dalla paura di essere giudicati negativamente in situazioni sociali o durante lo svolgimento di un’attività.

Nella fobia sociale il soggetto teme che le proprie prestazioni e comportamenti lo possano esporre a valutazioni negative da parte degli altri. Con il termine “prestazioni” e “comportamenti” ci si riferisce a una qualsiasi attività quotidiana osservabile, plausibilmente soggetta a qualche tipo di giudizio da parte degli altri come ad esempio: mangiare o bere in pubblico, usare il telefono in pubblico, prendere mezzi pubblici, parlare di fronte a un gruppo di persone, intervenire durante una riunione di lavoro, partecipare a una festa, parlare con uno sconosciuto, chiedere informazioni e chiarimenti, firmare, camminare di fronte ad altre persone, sostenere una conversazione con un gruppo o con una singola persona, o qualsiasi altra attività che può’ attirare l’attenzione degli altri etc.

Il timore centrale della fobia sociale è quello di essere giudicati ansiosi, deboli, impacciati, stupidi, sciocchi o inadeguati. Questo timore può essere tanto forte da produrre sensazioni di disagio molto intense (es: palpitazioni, tremori, sudorazione, rossore del volto, malessere gastrointestinale, dissenteria, tensione muscolare, confusione) che possono provocare veri e propri attacchi di panico. Spesso si può avere il timore di essere giudicati noiosi, non interessanti o di poter dire qualscosa di sbagliato, tanto da essere giudicati inadeguati.

Il concetto del timore del giudizio degli altri e’ il nucleo centrale della fobia sociale, elemento fondamentale sia nell’eziologia che nel mantenimento del disturbo e della sintomatologia fobica (Wells e Clark, 1997).

Secondo il DSM 5, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione, i sintomi della fobia sociale o disturbo d’ansia sociale sono i seguenti:

  • Marcata paura o ansia rispetto a una o più situazioni sociali in cui l’individuo è esposto al possibile giudizio degli altri
  • L’individuo teme di mostrare i sintomi di ansia e che verranno valutati negativamente (umiliazione, imbarazzo)
  • Le situazioni sociali provocano quasi sempre paura o ansia
  • Le situazioni sociali vengono evitate o sopportate con intensa paura o ansia
  • La paura o ansia è sproporzionata alla minaccia reale rappresentata dalla situazione sociale e al contesto socio-culturale
  • La paura, l’ansia o l’evitamento causano disagio clinicamente significativo o menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti del funzionamento.
    Il nucleo patologico della fobia sociale (o disturbo d’ ansia sociale) è rappresentato da una marcata sensibilità verso il giudizio degli altri; il fobico sociale teme di essere osservato e di divenire oggetto di scherno da parte degli altri, o che le proprie prestazioni lo possano esporre a valutazioni negative.

    A livello cognitivo il fobico sociale è caratterizzato dall’essere molto critico verso se stesso e si autopercepisce come debole, incompetente e ridicolo, mentre l’altro è visto come abile, superiore e competente.

    Sul piano comportamentale, questo soggetto fobico, per sottrarsi all’esposizione di esperienze dolorose, adotta la condotta dell’evitamento e del rinvio, della rinuncia e del ritiro; nella relazione con l’altro adotta un comportamento protettivo ed una comunicazione di tipo anassertiva e di sottomissione.

    A livello emotivo il fobico sociale vive posseduto da un senso generale di agitazione e di preoccupazione che aumenta con l’avvicinarsi di una situazione temuta, ansia, vegogna e sensazione di umiliazione nel momento in cui si trova nella situazione fobica.

    Il timore esagerato del giudizio degli altri impedisce l’autoesposizione e più i comportamenti di evitamento si generalizzano, maggiormente il disturbo diventa invalidante: si sviluppano così sentimenti di inadeguatezza ed inferiorità che, a loro volta, riducono l’autostima ed aumentano la tendenza a percepire se stesso come incapace e gli altri come critici e rifiutanti.

    Nel caso in cui il fobico sociale si espone alle situazioni temute, è generalmente presente ansia anticipatoria (che può presentarsi anche molti giorni prima del verificarsi dell’evento). Prima di affrontare la situazione temuta il soggetto tende a rimuginare a lungo sulla situazione futura; tali pensieri e immagini mentali sono di tenore negativo e sono accompagnati da un elevato e intenso livello di ansia. Questa ansia disfunzionale si inserisce in un circolo vizioso tale per cui l’effettiva prestazione durante la situazione temuta può venire compromessa proprio dall’eccessivo livello di ansia che interferisce i processi cognitivi. Ad esempio, riguaro l’attenzione, la persona può focalizzarsi sui segnali non verbali del proprio interlocutore e/o sui propri segni e sintomi di ansia, piuttosto che sulla conversazione che sta avvenendo. Di conseguenza, l’interazione comunicativa ne verrà inficiata ed emergeranno ulteriore vergogna, imbarazzo e sensazione di inadeguatezza, che potranno promuovere nuovamente evitamenti, ansia anticipatoria o comportamenti protettivi.

    Infatti per evitare le conseguenze temute su cui rimugina in modo persistente, il soggetto con ansia sociale utilizza quelli che sono definiti comportamenti protettivi. Tali comportamenti protettivi sono delle strategie che la persona mette in atto credendo di poter meglio “controllare” i sintomi fobici. In realtà tali comportamenti non  sono utili poiché amplificano i sintomi, perpetuano l’ansia e le credenzedell’individuo di essere valutato negativamente, nonché interferiscono negativamente con la prestazione e l’attività temute dal fobico. Ad esempio, reggere molto saldamente una tazza per tentare di controllare un lieve tremore della mano può impedire i normali movimenti rendendo il movimento estremamente impacciato; similmente, ripetere mentalmente ciò che si intende dire prima di parlare rende la conversazione più faticosa e difficile, oppure ancora evitare il contatto visivo per non attirare l’attenzione dell’altro è un segnale che non agevola l’interazione con l’altro.

    Quindi i comportamenti protettivi – che sono molti e diversificati a seconda dei casi –interferiscono con la situazione sociale temuta, facendo apparire la persona in realtà proprio più impacciata, goffa, o meno disponibile all’interazione. Infine, nel caso in cui le conseguenze temute non si siano verificate, il soggetto attribuisce erroneamente l’assenza di conseguenze negative e catastofiche all’attuazione dei comportamenti protettivi, rendendo difficile la disconferma delle proprie credenze disfunzionali.

    Durante l’esposizione a situazione temute, la persona con ansia sociale concentra l’attenzione su di sé e si pone di una prospettiva di autosservazione, sia della propria immagine durante la prestazione, sia delle proprie sensazioni fisiologiche ed emotive, “interne” e non visibili dagli altri e della prestazione in sé. Tali autosservazioni presentano una elevata quota di soggettività e portano a immagini di sé distorte: ad esempio, se il soggetto si sente lievemente accaldato può pensare che si veda un rivolo di sudore sul volto. Segnale che ritiene porterà un giudizio negativo da parte dei propri interlocutori e/o dagli altri che lo stanno osservando.

    Accanto all’ansia anticipatoria, il fobico sociale attua quello che può essere definito processo di esame a posteriori della situazione, che spesso esita in una valutazione negativa di sé e della propria prestazione. Anche di fronte a prestazioni oggettivamente adeguate, il fobico sociale inizia a ruminare sul proprio comportamento, formulando un’ autovalutazione a posteriori solitamente negativa di se stesso e della prestazione nella situazione sociale.