Disturbo borderline di personalità

Il Disturbo Borderline rientra nei disturbi di personalità che sono caratterizzati da modalità di pensiero e comportamento disadattivi che si manifestano in modo pervasivo, rigido e apparentemente permanente.

Coinvolgono diverse sfere di vita e sono caratterizzati da una scarsa consapevolezza, cioè le persone faticano a vedere che il loro modo di pensare e agire è problematico o se ne accorgono solo in parte.

Il Disturbo Borderline di Personalità è molto vario ma ha due nuclei portanti, il primo legato alla regolazione delle emozioni, il secondo alla sfera delle relazioni.

Per quanto riguarda il rapporto con leproprie emozioni il Disturbo Borderline di Personalità è caratterizzato da una forte instabilità psicologica. Le emozioni sono molto intense, in varie direzioni. All’estremo, l’esperienza psicologica degli stati emotivi può condurre a (1) stati mentali di vuoto o (2) stati mentali di caos emotivo incontrollato.

 

Le persone con Disturbo Borderline di Personalità temono questi stati e cercano di evitarli e di controllarli, talvolta con strategie controproducenti. La reazione al vuoto o al caos emotivo è disregolata, impulsiva e intensa e può comprendere: azioni impulsive (es. rabbiose), abuso di sostanze, gesti autolesivi. Lo scopo è cercare di sentirsi vivi (in contrapposizione allo stato di vuoto) oppure sentirsi quieti e sicuri (in contrapposizione allo stato di caos) oppure non sentirsi affatto.

Le relazioni interpersonali nel disturbo borderline sono instabili esattamente come il comportamento. In questo senso la sensibilità del borderline è concentrata sul riconoscere ed evitare la sensazione di essere rifiutati o abbandonati.

Per questa ragione le persone con disturbo borderline possono assumere comportamenti dipendenti (mettersi a disposizione dell’altro, dedicarsi a lui o idealizzarlo), sono apprensivi e preoccupati davanti a segnali ambivalenti dell’altro (ogni segno di leggero distacco è una minaccia di abbandono dirompente) e per questo possono risultare anche molto controllanti e talvolta paranoici nella relazione.

Infine possono vivere esperienze di forte rabbia quando l’altro si allontana o possono respingerlo in anticipo con rabbia per evitare di essere poi abbandonati.

La diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità prevista nel DSM-5: il nuovo manuale fornisce ai clinici una descrizione del disturbo che non si discosta eccessivamente dalla diagnosi del DSM IV, ma che garantisce, grazie alla sua metodologia dimensionale, la possibilità di stabilire la “gravità” del disturbo borderline e delle aree specifiche dalle quali è caratterizzato.

Il Disturbo Borderline di Personalità sarà determinato da un criterio nucleare (A) definito da:

(1) una compromissione del funzionamento del sé, ovvero da un’immagine di sé instabile, sentimenti di vuoto/solitudine, instabilità negli scopi e assenza di progettualità;

(2) una compromissione del funzionamento interpersonale costituito dalla difficoltà di “vicinanza affettiva”caratterizzata da una pervasiva preoccupazione di essere rifiutati e abbandonati e allo stesso tempo dal timore che l’eccessiva intimità possa essere “minacciosa”.

Il secondo criterio (B), indagato solo se viene soddisfatto il primo, riguarda:

(1) affettività negativa, ovvero la labilità emotiva e la sintomatologia ansiosa e depressiva;

(2) disinibizione, espressa con la tendenza all’impulsività e con i comportamenti rischiosi;

(3) antagonismo, ovvero la tendenza pervasiva all’ostilità.

Tali tratti devono  inoltre essere relativamente stabili nel tempo (C), non imputabili a caratteristiche socio-culturali (D) o all’alterazione dovuta all’effetto di sostanze (E).

 

Dalla letteratura scientifica emergono diversi approcci psicoterapeutici efficaci nel trattare il disturbo borderline di personalità. In particolare, i recenti trial clinici sostengono che questa tipologia di pazienti trae i benefici maggiori da forme di psicoterapia strutturate e specifiche per questo disturbo. Le prove empiriche forniscono un’evidenza che favorisce soprattutto la Terapia Dialettico-Comportamentale (DBT: Linehan, 1993) e il trattamento basato sulla mentalizzazione (MBT: Bateman & Fonagy, 2004). Ciò che appare rilevante è che una forma di psicoterapia efficace si dimostri più efficace del cosiddetto “trattamento usuale” (TAU – Treatment As Usual).

L’obiettivo di queste terapie è offrire un metodo per promuovere la regolazione delle emozioni e la risoluzione dei problemi che incorrono nella vita dei pazienti borderline(Paris, 2010). I risultati della ricerca empirica hanno mostrato che una forma di psicoterapia ben strutturata può produrre esiti che i TAU non riescono ad ottenere. Vediamo nel dettaglio le componenti di questi approcci psicoterapeutici.

 

Dialectical-Behavioural Therapy per il disturbo borderline di personalità

La Terapia Dialettico-Comportamentale (DBT, Dialectical-Behavioural Therapy) è un adattamento della terapia cognitivo-comportamentale. È stata elaborata dalla psicoterapeuta statunitense Marsha Linehan (1993) e il suo cardine è l’addestramento alla gestione delle emozioni disforiche e alla ricerca di comportamenti alternativi alle condotte autolesive e all’abuso di sostanze. Il programma prevede incontri individuali, di gruppo e reperibilità telefonica del clinico.

Lo studio di efficacia iniziale ha mostrato come la DBT sia nettamente superiore al TAU nel ridurre le automutilazioni, l’abuso di sostanze e il numero di ricoveri ospedalieri (Linehan et al., 1991; Linehan et al., 1993).